martedì 23 aprile 2013

L'Inter poteva pedinare l'arbitro De Santis: la giustizia che fa cilecca



L'Inter poteva tranquillamente spiare e pedinare l'ex arbitro Massimo De Santis. Dopo questa sentenza da parte del Tribunale di Milano, ci sentiamo tutti più sicuri. Perché metti che un domani Massimo Moratti decidesse di entrare nella tua vita privata, lo potrebbe fare senza incorrere in sanzioni o reati. Che gioia. 

I legali di De Santis avevano presentato la richiesta di risarcimento oltre un anno fa. L'accusa? Illecito trattamento dei dati personali. L'investigatore Emanuele Cipriani aveva eseguito gli ordini di Telecom e Pirelli, presentando alla fine un vero e proprio dossier sulla giacchetta nera dal nome ridondante: "Operazione Ladroni". Insomma, parliamo di Calciopoli o Farsopoli. De Santis, nel 2003, fu spiato addirittura nei suoi conti correnti. Lui e la sua famiglia. Neanche stessimo parlando di un boss mafioso.

De Santis, tramite i suoi avvocati, ha fatto sapere che presenterà ricorso in Cassazione. La sua richiesta all'Inter era stata di 21 milioni di euro. Non vedrà neanche un euro. Contrariamente a Christian Vieri, anche lui fatto pedinare e che invece ha ottenuto soddisfazione in tribunale, anche se non per tutto l'importo richiesto.

Se poi qualcuno mi sa spiegare la differenza tra i due casi. Io sinceramente non l'ho capita. Dimenticavo: anche Luciano Moggi voleva presentare la stessa richiesta. Chissà se ora l'ex capostazione lascerà stare. Rivolgersi alla giustizia è come lanciare i dadi: non sai mai cosa aspettarti.

lunedì 22 aprile 2013

Milan senza Champions? Un danno incalcolabile o un calcolo strategico



Il Milan senza Champions perde un sacco di soldi. Inutile nascondersi dietro a un dito. Chi vuole investire oggi, deve esserci nella Coppa dalle grandi orecchie. Non solo per prestigio, ma soprattutto per rimpolpare le casse sociali. Ma un Milan ai preliminari di Champions rischia di partire ad handicap l'anno prossimo, dovendo cominciare ritiro e stagione prestissimo. Con le incognite, poi, che i turni preliminari portano con loro. Si rischia di uscire se il sorteggio non è amico, soprattutto si gioca con alcuni calciatori impegnati con le Nazionali e con gli altri che non sono al livello dei titolari.

E se quindi il Milan ieri a Torino contro la Juventus avesse giocato un po' molle - in particolare dopo il vantaggio di Vidal - proprio come calcolo strategico? Il quarto posto ti porta in Europa League, che è comunque una competizione europea. Ti garantisce qualche incasso, ma anche di risparmiare le forze durante la settimana (perché, da noi, è considerata alla stregua di una Coppetta). Se ti va bene, magari, vai avanti e arrivi pure alla fine. Se ti va male, nessun processo perché conta di più il campionato. Molto peggio invece se esci dalla Champions: lì sì che ti processano in piazza.

E poi c'è l'ipotesi di superare i preliminari, proseguire e arrivare a marzo ancora in corsa. Qui, però, negli ultimi anni nessun nostro club ha proseguito. Proprio il Milan quest'anno è uscito agli ottavi, la Juve ai quarti. Lo strapotere delle potenze europee, per noi piccoli italiani, in questo momento è troppo. E allora hai sprecato energie che ti potevano tornar buone in campionato. Perché i rossoneri l'anno prossimo vogliono riprendere a essere protagonisti fino in fondo.

Ecco perché la Fiorentina a un punto in fondo non fa così paura. Se il terzo posto lo mantieni, ok, hai fatto il tuo dovere dopo un inizio disastroso. Se non ce la fai, vorrà dire che nel 2013-2014 ripartirai con ritmi normali. Nessuno dovrà tornare dalle vacanze prima. Certo, per Allegri non arrivare in Champions potrebbe essere la picconata decisiva alla sua panchina. Ma tant'è. Disoccupato lui non rimarrà.

mercoledì 17 aprile 2013

Inter-Roma: russi contro americani, come fosse Guerra Fredda



Inter-Roma non è una semifinale di Coppa Italia qualunque. Non solo per questioni meramente sportive, con i nerazzurri che devono assolutamente ribaltare l'1-2 dell'andata per sperare di salvare una stagione balorda e i giallorossi che vogliono assolutamente il derby e la Stella d'argento (che spetta a chi vince 10 volte la Coppa Italia).

No, Inter-Roma di stasera è anche russi contro americani. Come se fossimo ancora ai tempi della Guerra Fredda, quando le sue superpotenze si guardano in cagnesco. Anche se allora si parlava di sovietici, non di russi. Tutti sappiamo che la società capitolina appartiene agli americani (e in parte, massì diciamolo, a Unicredit). Pallotta è ormai personaggio conosciuto sotto il Colosseo. Da poco, però, anche l'Inter ha visto entrare soci stranieri. Non proprio nella Società nerazzurra, ma nella Saras, l'azienda petrolifera da cui Moratti prende i soldi.

I russi di Rosneft - che non è un nuovo panino McDonald's - sono leader nella trivellazione del petrolio. E hanno acquistato il 13,70% delle azioni Saras, pari a 178 milioni di euro. Un investimento che pare essere una mera operazione commerciale, ma che in realtà nasconde altri interrogativi. Moratti vuole gradatamente disimpegnarsi dal giocattolo nerazzurro? E' un modo per far arrivare soldi freschi pure nelle casse interiste, non proprio floride?

Al momento si può dire poco dell'operazione. Se non che è difficile pensare che Saras e Inter non si colleghino. Tanto è vero che Moratti viene intercettato dai giornalisti sempre all'entrata o all'uscita dell'azienda petrolifera, mica della sede nerazzurra...

Insomma, stasera godiamoci Inter-Roma. Chi passa, va in finale contro la Lazio all'Olimpico il prossimo 26 maggio. Potrebbe scapparci un derby. Oggi, invece, è solo Armata Rossa contro Yankees...

lunedì 15 aprile 2013

Serie A lotta salvezza: quelle papere dei portieri da Ufficio Indagini



Sorrentino e Romero uniti dalle papere. Clamorosa quella del portiere del Palermo, che ha permesso al Bologna di pareggiare; un errore di piazzamento per il sampdoriano, che ha dato la possibilità di Matuzalem di salvare derby e forse serie A per il Genoa. In comune i due numeri uno hanno la partita che stavano giocando: per la salvezza.

Siamo a fine stagione, bisogna stare vigili. Soprattutto alla luce del passato e delle partite accomodate per soldi. Vendute, insomma. Qui non ci sono prove, naturalmente. Solo una sensazione di già visto e già dato. Che poi qualche anno dopo arriva l'ex calciatore, pentito, e spiffera tutto a un magistrato. E ricominciamo con Scommessopoli o quel che è. Dio ce ne scampi!

Ma gli errori di Sorrentino e di Romero meriterebbero un approfondimento dall'Ufficio indagini. Come la vittoria del Siena a Pescara, ma questa volta per il gol di Emeghara, in chiaro fuorigioco. Anche i toscani stanno sgomitando per mantenere la massima serie. Ok, questo è un errore arbitrale come un altro. Siamo d'accordo. Ma restiamo vigili, per favore.

Pure in serie B succedono cose particolari. Tipo il Bari, che sta ansimando per non finire ai play out e che si trova sotto 0-3 al San Nicola contro il Lanciano. E poi in 20' ribalta tutto, vincendo 4-3. Grande rimonta, gran cuore, differenza di stimoli: tutto vero. Però...

Ma torniamo a Sorrentino e Romero. Ancora non si è capito cosa voleva fare il portiere del Palermo (uscire, prendere la palla con le mani, respingerla con i piedi. E' scivolato? Boh). Certo che Zamparini non è neanche fortunato: prende un portiere di livello per lasciare i bassifondi della classifica e questo lo tradisce così, davanti a 30mila spettatori... Certo, se si fosse venduto la gara, Sorrentino avrebbe agito in modo più furbo. Questa è l'unica consolazione dopo una giornata di calcio che fa veramente riflettere. Troppo.

giovedì 11 aprile 2013

Perché la Juventus e l'Italia non vinceranno la Champions per molti anni


La Juventus è da quasi due anni il meglio del mondo calcistico italiano. Lo dice la classifica, il distacco dalle rivali, a tratti anche il gioco. E la Juve ieri sera ha dimostrato quale sia al momento il gap tra il calcio italiano e quello europeo: Bayern Monaco 4 - Juventus 0. Se però non credete che la società torinese sia il meglio del calcio italiano al momento, possiamo citare il Milan, che nei salotti europei ci sguazza meglio della Signora. Bene: Barcellona 4 - Milan 0. Cambi il nome della squadra, ma il risultato resta lo stesso.

La differenza tra l'Italia e il Resto d'Europa la fanno i soldi, inutile girarci intorno. Il Psg ieri aveva in campo Ibrahimovic, Thiago Silva, Verratti, Lavezzi e Pastore: cinque ex protagonisti del nostro campionato. Ce li rapiscono e se li portano via, quando e come vogliono. Il prossimo a partire sarà Cavani. E non ce li restituiscono. I top player in circolazione si guardano accuratamente dal scendere oltre le Alpi. La crisi economica punge, la tassazione italiana allontana, gli stadi vecchi infastidiscono. Il razzismo, anche. Se negli anni '80 e '90 Zico, Platini e compagnia facevano a gara a sbarcare da noi, accolti e trattati da autentici re, oggi preferiscono la Spagna, la Germania, l'Inghilterra. Alcuni anche la Russia e il Psg, appunto, eccezione francese.

Non sono cose nuove. L'Italia calcistica dà la sensazione di immobilità. Da noi, gli sceicchi ci prendono in giro e poi si ritirano. I cinesi fiutano l'affare e se ne vanno nauseabondi. Due anni fa sempre la Juve ha aperto la strada con lo stadio di proprietà. Ma ai bianconeri oggi mancano i soldi per i top player. Gli introiti che arrivano dallo Juventus Stadium servono per ripianare bilanci in rosso, dettati da amministratori troppo allegri e acquisti toppati in pieno. Il Milan, non potendo per ora gestirsi uno stadio, ha scelto la strada dei giovani per riportare il rossonero in alto. Queste due sono le strade che l'Italia deve percorrere per uscire dalla crisi, tornare vincente e attrarre di nuovo i più forti.

Perché è tutto un circolo. Se vinci, diventi appetibile. Guadagni e puoi anche spendere. Ora bisognerà difendere i giovani del nostro campionato: da De Sciglio a El Shaarawy, da Pogba a Kovacic. Lasciarli crescere e possibilmente non venderli per nessuna cifra al mondo. Tra 4-5 anni i loro esempi avranno portato a costruire intorno un team che potrà ambire anche alla Champions League. E inserendo un campione già affermato all'anno - come alla fine fanno Barcellona e Bayern Monaco - potrai di nuovo dominare.

Serviranno anni. Come ieri ha detto Conte dopo l'eliminazione bianconera. E pochi errori. Oggi i soldi li dobbiamo spendere pescando giovani di talento, manager di rilievo e per costruire infrastrutture tipo lo Js. Il resto, vedrete, verrà da sè.

Foto: www.milan4ever.it

martedì 9 aprile 2013

Roma-Lazio, il prefetto: "Mai più un derby di sera". Sky e Mediaset ridono. Meglio i soldi e il morto?


Mai più un derby romano di sera. Lo ha scritto il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, alla Lega di serie A. Colpa degli incidenti che hanno accompagnato ieri Roma-Lazio, con alcuni accoltellati e un giallo su un'ambulanza assaltata dai teppisti. Con la città del Papa in stato d'assedio dal pomeriggio fino a notte fonda.

Mai più derby di sera. Concordo. Ma il discorso è più ampio: mai più partitissime di sera. Perché gli incidenti possono capitare pure in un Lazio-Juve (lunedì prossimo, naturalmente in orario serale) piuttosto che in un Milan-Napoli (domenica in orario serale). Tutto bello, bellissimo. In un mondo perfetto, torneremmo a giocare tutti alle 15. Come quando ero bambino.

Apriamo gli occhi, suddai. La Lega calcio è succube delle tv, i club non aspettano altro che farsi foraggiare da Sky e Mediaset. E pazienza se poi il big-match si disputa alle 20.45 o alle 21, se ci scappa il ferito o peggio, se si spendono soldi per gli straordinari alla polizia. Se si gioca sotto la nebbia o con il termometro a -10. Pazienza. Il denaro prima di tutto.

Il denaro. Ma poi come lo investono i nostri club? No, perché a sentire i presidenti noi non possiamo prendere i top player che, puntualmente, si accaparrano le big europee. E allora, se tanto siamo poveri, tanto vale essere poveri ma belli. Tornando a giocare in contemporanea. Con una legge sugli stadi seria. E una sui tifosi ancora più seria.

Ieri è morta Margaret Thatcher. Lei a fine anni '80 usò il pugno di ferro con gli hooligans azzerando di fatto gli episodi di teppismo in patria. Oggi il calcio inglese è ricco, con gli stadi sempre pieni e senza incidenti. Eppure, si gioca tutti i giorni e a tutte le ore.

Come dite? Impossibile anche questo? Forse avete ragione. Torno nell'oblio. A godermi le prossime gare serali sul divano di casa. Se poi ci scappa il morto, è un incidente di percorso...

Foto: Gazzetta.it

lunedì 8 aprile 2013

Gli incapaci Tagliavento e Gervasoni: l'alibi Inter contro il silenzio Milan



Ho visto cose che voi umani... ossia i due arbitri delle milanesi - Gervasoni e Tagliavento - fare errori che nemmeno in Terza categoria. Tali e tanti che è impossibile pensare alla malafede. Ma all'incapacità, sì. Il primo ha regalato un rigore all'Atalanta e, secondo gli interisti, ha cambiato la partita. Il secondo ha fatto di tutto, partendo dall'espulsione di Tomovic e proseguendo con i due rigori a favore della Fiorentina (uno c'era, l'altro forse no). Per finire con il mancato tiro dal dischetto a favore del Milan per il mani di Roncaglia (considerato involontario).

Alla fine, da una parte - quella rossonera - si è passati sopra. Perlomeno nelle dichiarazioni. Dall'altra - quella nerazzurra - è proseguita la caccia alle streghe. Complotto, castigo divino, malafede arbitrale. E chi più ne ha più ne metta. Che poi, a ben guardare, chi è stato maggiormente penalizzato è stato proprio il Milan che ha perso due punti fondamentali e ha visto in serata il Napoli andarsene prima dello scontro diretto. Tra secondo e terzo posto c'è una differenza grande così: da una parte un'estate di vacanza, dall'altra di duro lavoro per il preliminare (che poi può pure andarti male se peschi la sfortuna).

L'Inter, al rigore di Denis, vinceva comunque 3-2. Una squadra con le palle avrebbe amministrato, comunque. L'Inter di Stramaccioni no, è andata nel pallone: si è fatta riagganciare e superare. Sbagliando il gol del 4-4 con Ranocchia, che Strama utilizza sempre più spesso come attaccante avendo quelli veri in infermeria.

Due considerazioni finali: gli arbitri italiani non sono i migliori al mondo. Smettiamola di pensare.
Tra Milan e Inter c'è una differenza di mentalità che poi si vede nei risultati. C'è chi non cerca (quasi mai) alibi e chi invece, quando perde, dice sempre che è colpa di qualcuno. Mai di se stesso. Di questo passo, l'età dell'oro mourinhiana non tornerà a breve, caro Moratti.